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Consiglio regionale, mozione di sfiducia della maggioranza contro Spacca

Chieste le dimissioni del Presidente della Regione Marche, immediata la replica: nel PD i veri traditori

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Vertici politici delle Marche: Gian Mario Spacca e Vittoriano Solazzi

I consiglieri regionali della maggioranza hanno presentato, nella giornata di mercoledì 22 aprile, un atto ufficiale di sfiducia nei confronti di Gian Mario Spacca.

La decisione, maturata in seguito alla sua candidatura nelle file del centrodestra, è stata presa da esponenti di tutte le liste a sostegno di Spacca in occasione della tornata elettorale del 2010, ossia Alleanza per l’Italia, Alleanza Riformista, Italia dei Valori, Verdi, Liste Civiche Marche, Partito Democratico e Unione di Centro.

I consiglieri regionali hanno accusato l’attuale Presidente della Giunta regionale di aver tradito il mandato popolare, coltivando al contempo la speranza che Spacca decida di rassegnare le proprie dimissioni nel più breve tempo possibile: nel caso ciò non avvenga, saranno allora loro stessi a dimettersi.

La decisione dei consiglieri è stata attuata una volta sbrigate le ultime questioni al vaglio del Consiglio regionale, come la variazione di bilancio, la proposta di riordino delle province, la destinazione delle risorse fornite dai fondi europei e la modifica operata allo Statuto regionale.

Gli esponenti della maggioranza hanno inoltre richiesto la convocazione di una Giunta straordinaria nel corso delle ore immediatamente successive alla presentazione della mozione di sfiducia.

Immediata la replica di Spacca, che ha accusato i vertici regionali del PD di essere i veri traditori degli elettori: a suo dire, infatti, sarebbe stato il suo ex partito a sancire la fine, dopo ben dieci anni, della positiva esperienza di governo regionale.

Spacca, che ha ottenuto il via libera a candidarsi governatore per la terza volta, ha inoltre auspicato di poter racchiudere in un’unica entità politica elementi appartenenti sia alla cultura popolare e cattolica sia a quella progressista, aspetto a suo dire invece disatteso da parte del Partito Democratico.

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