Le Marche si confermano la regione più artigiana d’Italia
Il 2022 si è chiuso in crescita e le previsioni per il 2023 sono orientate alla stabilità
Le Marche si confermano anche per il 2022 la regione più artigiana in Italia per l’incidenza delle imprese artigiane su totale imprese attive (29,8%) rispetto al 23,3% della media italiana, per gli addetti dell’artigianato Manifatturiero su addetti totale imprese con il 10,8%, per quota di occupati nell’artigianato sul totale degli occupati con il 25,2% (media nazionale 14,8%).
Ecco alcune delle conclusioni presentate nel tradizionale momento di sintesi sull’andamento congiunturale del secondo semestre 2022 e previsionale del primo semestre 2023 presentato da Ebam, Ente Bilaterale Artigianato Marche organizzata quest’anno a Macerata. L’incontro moderato dalla Direttrice di Ebam Cinzia Marincioni ha previsto le relazioni presentate Giovanni Dini del Centro Studi Sistema Cna Marche sull’indagine congiunturale secondo semestre 2022 e la prima metà del 2023 e i due focus l’uno relativo all’Analisi strutturale dell’artigianato con dipendenti nelle Marche a cura di Riccardo Zallocco del Centro Studi di Confartigianato Marche e quello sull’evoluzione del lavoro di Marco Amichetti di Ires Cgil Marche. La sintesi e le riflessioni rispetto ai dati presentati è stata curata da Eleonora Cutrini, Docente di Economia Applicata di Unimc.
Dai nuovi dati di contabilità regionale diffusi recentemente da Istat, nel 2021 il PIL in volume delle Marche è cresciuto del 7,0%, maggiore della media nazionale (+6,7%). Tale variazione notevole è un parziale recupero della perdita dovuta alla crisi pandemica del 2020, e colloca le Marche all’8° posto tra le regioni italiane.
Nei suoi saluti introduttivi Riccardo Battisti, Presidente di Ebam Marche ha rimarcato il peso dell’artigianato nelle Marche e il ruolo anche solidaristico che Ebam continua a ricoprire in favore di lavoratori ed imprese. “Il secondo semestre 2022 è stato caratterizzato anche dalla tragica alluvione che lo scorso settembre ha colpito parte delle province di Ancona e Pesaro – ha detto Battisti – fermando alcune attività produttive, circa 700 imprese artigiane nelle quali lavorano 3.000 dipendenti, molte delle quali stanno faticosamente riprendendo ed in favore delle quali Ebam ha messo a disposizione un fondo di 500mila euro per il ristoro delle spese. A questi fondi poi si sono aggiunti altri 200 mila euro erogati grazie alla solidarietà anche degli altri enti bilaterali ai comuni colpiti per il ripristino di strutture pubbliche danneggiate”. Ha portato il suo contributo anche Valter Recchia, Direttore di Ebna.
A fare gli onori di casa anche John McCourt, Magnifico Rettore dell’Università di Macerata ed Elena Cedrola, Direttrice del Dipartimento di Economia e Diritto dell’ateneo maceratese.
Secondo i dati illustrati le previsioni per il 2023 sono votate alla cautela e orientate alla stabilità; la condizione di attività in aumento, tuttavia, è attesa prevalere su quella in diminuzione. Le differenziazioni tra i settori sono notevoli con il 31,4% di imprese del settore tessile-abbigliamento con attività prevista in aumento, servizi alla persona (26,4%), mentre per il settore calzature-pelletterie, ristorazione e trasporti la quota di imprese con previsioni di attività in calo si aggira attorno al 25% dei casi. Trova conferma anche nelle previsioni il giudizio negativo sulle possibilità che la congiuntura migliori per le attività orientate a mercati diversi da quelli locali. Nelle previsioni resta un cauto ottimismo che traspare dalle intenzioni di investimento di alcuni settori di attività, tra i quali legno-mobile e macchine e attrezzature (33,3%), lavorazioni metalliche-prodotti in metallo (31,7%), ristorazione (28,0%), calzature-pelletterie (25,7%) che sono alcuni tra i settori in maggiore difficoltà.
Le imprese artigiane registrate alla fine del 2022 nelle Marche sono 40.910; la maggior concentrazione è nella provincia di Ancona con il 26,0%, segue Pesaro e Urbino con il 24,5%, Macerata con il 22,3%, Fermo con il 14,1% e Ascoli Piceno con il restante 13,1%. Rispetto alla fine del 2021, le imprese artigiane registrate nelle Marche sono il 4,8% in meno, pari a 2.078 imprese (-1,1% Italia).
Considerando i saldi annuali tra iscrizioni e cessazioni nelle province, la diminuzione più intensa si registra a Pesaro e Urbino con un tasso di crescita del -1,44% (pari ad un saldo di -153), segue Ascoli Piceno con -1,24% (saldo -67 imprese), Ancona con -0,72% (-80 imprese), Macerata con -0,63% (-62 imprese) e chiude Fermo con -0,20% (con un saldo di -12 imprese).
Le imprese artigiane nel 2022 sono diminuite del 7,5% rispetto a quelle registrate alla fine del 2019, ultimo rilevamento prima dello scoppio della pandemia Covid-19.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, dagli ultimi dati disponibili per il livello regionale si evidenzia una crescita degli occupati nelle Marche negli ultimi 12 mesi (IV trimestre 2021-III trimestre 2022) del 3,9% rispetto ai 12 mesi precedenti (rispetto al +2,7% Italia). I dati rilevati nelle aziende artigiane fanno emergere una maggiore presenza di contratti a tempo indeterminato (84,7%) rispetto al 72,5% tra gli occupati nelle Marche così come il part time che nelle aziende artigiane è pari al29,6% rispetto al 32,9% degli occupati nelle Marche
Le conclusioni sono state affidate al vicepresidente di Ebam Daniele Boccetti che ha rimarcato come “dai dati si evinca una buona qualità del lavoro, spesso stabile e full-time, ma una bassa remunerazione dello stesso, una parzialità di investimenti e un lavoro da perfezionare dal punto di vista della formazione”. “I redditi da lavoro dipendente nelle Marche sono più bassi della media nazionale e della media del centro Italia – ha concluso – e dentro questo delta spiccano i lavoratori artigiani in favore dei quali continueremo a lavorare alacremente per rilanciare una contrattazione regionale che ormai da troppi anni è ferma”.
Per la prof.ssa Eleonora Cutrini, “la crisi Covid ha portato a una drastica riduzione del numero d’imprese, soprattutto tra le micro e piccole del sistema moda. Sono sopravvissute quelle con maggiore capacità organizzativa tanto che nel report emergono segnali incoraggianti su occupazione, export e investimenti. Sono spunti che troviamo neI rapporto Ebam, uno studio ricco di spunti, utile per prendere elaborare azioni e strategie sia politiche che imprenditoriale”
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