Marche: meningite B e rotavirus, per la prima infanzia migliora la prevenzione vaccinale
Nel 2021, la copertura contro il meningococco B è arrivata al 75% e contro il rotavirus al 72%
In collaborazione con Adnkronos. L’analisi dei dati relativi ai due anni di pandemia ha registrato non solo la tenuta, ma anche il miglioramento delle coperture per l’età compresa tra gli zero e i due anni. Questo il bilancio in regione Marche in merito a due vaccini fondamentali per la prima infanzia, quelli contro il meningococco B e contro il rotavirus.
Se n’è parlato durante l’evento tenutosi ad Ancona dal titolo “Pre-occupiamoci della meningite…e non solo: la protezione del paziente pediatrico contro il meningococco B e il rotavirus”. A confronto nella tavola rotonda esperti e dirigenti sanitari, che hanno preso parte all’iniziativa di approfondimento e divulgazione, realizzata da Adnkronos grazie al supporto non condizionante di GlaxoSmithKline, per fare il punto sulle strategie di prevenzione attuate nell’ultimo biennio.
I numeri infatti vedono un progresso, ottenuto nonostante le restrizioni imposte dalle disposizioni sanitarie e dalla grande pressione esercitata sui servizi di prevenzione. Nel 2021, la copertura contro il meningococco B è arrivata al 75% (nel 2019 era al 65%) e contro il rotavirus al 72% (due anni prima ferma al 58%). “Il vaccino contro il meningococco Acwy ha raggiunto migliori risultati, pari all’85%, ma è anche presente da più tempo nell’offerta vaccinale gratuita”, ha chiarito Daniel Fiacchini, dirigente medico del Dipartimento di prevenzione Asur Marche, coordinatore del gruppo di lavoro Comunicazione per la Sanità pubblica della Società italiana di Igiene SItI. “Ora lavoriamo per raggiungere l’obiettivo previsto dal Piano nazionale di prevenzione nazionale, che chiede il 95% di copertura. Un percorso lungo, al quale dobbiamo affiancare anche la riduzione delle disomogeneità territoriali, che nelle Marche sono ancora presenti”.
Meningococco B e rotavirus comportano infezioni batteriche pericolose: non conta tanto quanto siano numericamente incidenti, piuttosto va prevenuta la loro comparsa, poiché le conseguenze possono essere molto gravi. Per la meningite, in particolare, si può arrivare ad amputazioni, perdita di udito e deficit cognitivi permanenti. E il decesso riguarda il 10% dei pazienti affetti.
Anche la morbilità del rotavirus è importante: “Chi dice che si tratta solo di una gastroenterite non ha idea della complessità che comporta il trattare un bimbo molto piccolo colpito da questo virus”, ha affermato Arcangela Guerrieri, pediatra e Consigliere segretario dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Ancona.
Per entrambe le patologie è difficile agire tempestivamente: “I sintomi possono essere lievi, come una febbre non particolarmente alta, che spesso i genitori tengono in osservazione perché potrebbe essere una comune influenza. In seguito compaiono però rapidamente delle manifestazioni più serie: e la terapia antibiotica può non essere efficace perché ormai la patologia è avanzata. Nello specifico del rotavirus, la disidratazione può essere così pesante da comportare un difficile ricovero. Parliamo sempre di pazienti molto piccoli: la permanenza in ospedale coinvolge pienamente i genitori, con anche perdita di ore di lavoro che si sommano ai costi di degenza. Insomma, il vaccino è un ottimo strumento preventivo, con una ricaduta favorevole persino sul contenimento dei costi sanitari”.
Eppure non mancano le resistenze da parte dei genitori, che spesso considerano il loro bambino ancora molto piccolo per affrontare una serie di vaccinazioni. “Circolano molte fake news, spesso con il passaparola e le chat scolastiche girano informazioni scorrette”, ha affermato Amelia Vitiello, che ha fondato il Comitato nazionale Liberi dalla meningite, di cui è presidente, a seguito della diretta esperienza con la meningite B, che le ha portato via la sua prima figlia. “Non so bene quale sia il motivo, ma spesso si dà più ascolto a un altro genitore rispetto al medico. L’offerta di vita data dal vaccino invece è la migliore protezione che possiamo dare ai nostri figli, ma occorre essere ben informati per comprendere i rischi”.
Il ruolo del Comitato è quindi di favorire il dialogo tra società scientifiche, istituzioni e famiglie, anche alla luce di una profilassi che non si ferma ai primissimi anni di vita del bambino, bensì deve proseguire fino alla giovinezza. “Dobbiamo lavorare di più sull’informare le famiglie – ha dichiarato Vitiello -. Anche chi è favorevole può oggi pensare che i propri figli siano coperti quando invece non è così”. L’invito alle famiglie è quindi di rivolgersi al pediatra, per capire quali siano i passi da fare per avere la migliore prevenzione.
“E i pediatri devono ascoltare tutti i dubbi dei genitori – le ha fatto eco Mirka Maggioni, pediatra di libera scelta nella provincia di Pesaro. “Dobbiamo parlare un linguaggio comprensibile illustrando i vantaggi della vaccinazione rispetto al rischio al quale esponiamo il bambino. E anche spiegare che si tratta di un atto di responsabilità nei confronti della società e di altri bimbi i quali, per ragioni cliniche, non possono sottoporvisi”.
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