Interruzione di gravidanza, nelle Marche obiettori il 70% dei ginecologi
Marinucci (CGIL Marche): "All’assessora Giorgia Latini ricordiamo che la 194 è una legge dello Stato e ne va garantita la piena applicazione"
Dopo quasi cinquant’anni, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha cancellato la sentenza Roe versus Wade che nel 1973 aveva riconosciuto l’aborto come diritto costituzionale; una decisione che avrà ripercussioni sul futuro di decine di milioni di donne, la cui libertà di scelta dipenderà d’ora in avanti dalla volontà politica dei singoli stati.
A pagare le conseguenze maggiori saranno soprattutto le donne più povere, quelle appartenenti alle minoranze etniche, e le minorenni che non potranno permettersi di viaggiare centinaia di chilometri per recarsi negli stati dove l’interruzione di gravidanza rimarrà legale. Spese di viaggio e spese mediche, lunghe liste d’attesa divideranno chi potrà permettersi di esercitare un diritto per un privilegio economico da chi tornerà a fare ricorso all’aborto clandestino o alle pillole abortive disponibili sul mercato nero.
Il diritto alla salute delle donne americane è sempre più a rischio ma siamo sicuri che in Italia le cose vadano meglio? E nelle Marche?
La relazione del Ministro della Salute sull’attuazione della Legge 194/78, con i dati definitivi del 2020, conferma una situazione allarmante per le Marche dove il 92,9% delle strutture effettuano IVG (13 su 14) ma addirittura il 70% dei ginecologisono obiettori (il 42,6 % degli anestesisti e il 22,5% del personale non medico), contro una media nazionale del 64,6%. Il tutto mentre il 13,5% degli interventi sono stati effettuati in clinica convenzionata autorizzata, percentuale particolarmente elevata rispetto al resto di Italia,
Dichiara Rossella Marinucci, segretaria regionale Cgil Marche: “All’assessora Giorgia Latini ricordiamo che la 194 è una legge dello Stato e ne va garantita la piena applicazione a tutte le donne, salvaguardando il diritto all’obiezione ma con regole che garantiscano la presenza di medici non obiettori in numero adeguato a salvaguardare il diritto alla salute e all’autodeterminazione delle donne, in qualsiasi momento e ovunque perché tutti i diritti e i diritti di tutti e tutte siano rispettati”.
La lotta, quindi, conclude Marinucci, “deve unire le generazioni che hanno conquistato i diritti e quelle che li hanno acquisiti, a prescindere dal genere perché i diritti delle donne sono i diritti di tutti”.
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