“La semina dei girasoli compromessa dai troppi piccioni”
"Rischio concreto, danni dall'eccessivo numero di piccioni"
La semina del girasole rischia di essere compromessa dall’invasione dei piccioni.
Un flagello per gli agricoltori con Coldiretti che ha chiesto alla Regione Marche interventi immediati con operatori faunistici opportunamente formati. Non sarebbe neanche un problema reperirli visto che “ce ne sono almeno 500 che hanno frequentato corsi di formazione ad hoc organizzati proprio dalla Regione – fanno sapere da Coldiretti – basterebbe che le polizie provinciali li impiegassero nelle campagne dove c’è grande preoccupazione”.
Proprio la coltivazione del girasole è la più danneggiata dall’eccessivo numero di piccioni: circa l’80% dei danni causati da questa specie in agricoltura, secondo dati del Piano Faunistico regionale. Sono gli stessi stormi che popolano le città (con i relativi danni ai monumenti oltre ai problemi igienici e sanitari dovuti al guano) e che in periodo di semine si spostano in aree rurali alla caccia di cibo. Una minaccia per una coltivazione che sta crescendo di valore e che “è tornata a essere un’opportunità importante di reddito per le imprese”. Con circa 950mila quintali di produzione e oltre 43mila ettari le Marche sono la prima regione d’Italia nella coltivazione del girasole. La maggior parte dei campi si concentra nelle province di Macerata (15mila quintali) e Ancona (11mila). Seguono Pesaro (7.800 quintali), Ascoli (5.700) e Fermo (3.200). Coldiretti, giusto lo scorso anno, salutava con grande favore l’accordo tra Filiera agricola italiana spa (Fdai) e Olitalia per la produzione di olio di girasole 100% italiano tracciato dal campo alla tavola. Al contratto di filiera hanno aderito una ventina di aziende marchigiane per circa 200 ettari. Un modo per valorizzare il lavoro degli agricoltori italiani attraverso lo stoccaggio di semi di girasole con l’obiettivo di garantire alle aziende agricole una remunerazione equa che copre sempre i costi di produzione oltre ad un premio di filiera. “Un’ulteriore valorizzazione del prodotto agricolo che però rischia di essere vanificato” concludono da Coldiretti Marche.
Da
Coldiretti Marche
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