Le Marche al bivio: per CGIL ora è il momento di agire
Daniela Barbaresi, CGIL Marche: "Il lavoro la prima vera priorità che dovrebbe essere al centro della discussione politica"
Finalmente ci siamo lasciati alle spalle un tragico 2020 che era già iniziato con l’economia marchigiana in affanno sulla quale è poi piombata la pandemia che ha sconvolto vite e prospettive e, oltre al pesante carico di dolore e sofferenza, ha portato con sé altissimi costi in termini economici e sociali.
La situazione sul versante occupazionale è in continuo peggioramento. Nei primi 9 mesi del 2020 nelle Marche si sono registrate 109 mila assunzioni, ovvero -54 mila rispetto all’anno precedente (-33,2%) e a fare le spese maggiori sono stati soprattutto i lavoratori precari con contratti a termine, in somministrazione e apprendistato.
Sono diminuite anche le cessazioni, in misura minore grazie soprattutto al blocco dei licenziamenti, ma il saldo tra assunzioni e cessazioni è comunque negativo per -13 mila rapporti di lavoro, soprattutto a tempo indeterminato.
Nel 2020, poi, sono state autorizzate quasi 100 milioni di ore di cassa integrazione, equivalenti al mancato lavoro di 60 mila lavoratori a tempo pieno.
Dunque, il prezzo pagato dal lavoro è già stato enorme, con oltre 35 mila occupati in meno in un anno, soprattutto donne (-25 mila) e giovani, e altrettanti che rischieranno di perdere il lavoro quando cesserà il blocco dei licenziamenti, se non prorogato, e con il sistema di ammortizzatori sociali assolutamente insufficienti e inadeguati, con un evidente rischio per la tenuta sociale del Paese e, in particolare, delle Marche. La difesa dell’occupazione è il primo obbiettivo da porci. Stiamo chiedendo al Governo di riformare in sistema degli ammortizzatori per aumentarne la capacità di tutela.
Alla Regione Marche abbiamo chiesto di aprire una discussione per essere pronti a fronteggiare il probabile aumento dei disoccupati, per contrastare le diseguaglianze e le nuove povertà, ma soprattutto per definire urgentemente le strategie necessarie a creare lavoro di qualità, agganciando il prima possibile la ripresa.
E’, dunque, il lavoro la prima vera priorità che dovrebbe essere al centro della discussione politica, a partire dalla discussione con la Regione.
Ma se guardiamo tutti i principali indicatori che per le Marche risultano in picchiata, oltre ad essere tutti peggiori della media nazionale (PIL -10,6%, investimenti -16,1%, spesa delle famiglie -12,3%, esportazioni al netto di farmaceutica e nautica -16,6%), le prospettive che abbiamo di fronte appaiono davvero a tinte fosche, soprattutto se non si agisce rapidamente per garantire alle Marche il necessario cambio di passo.
Siamo, quindi, di fronte a un bivio: o si costruiscono subito le condizioni perché il 2021 sia l’anno della ripartenza o le Marche saranno irrimediabilmente destinate a un declino irreversibile, schiacciate nella morsa tra le regioni del Nord che, pur subendo i pesanti effetti della pandemia, rappresentano la locomotiva del Paese e quelle del Sud che già beneficiano di specifiche misure di sostegno, a partire dalla fiscalità di vantaggio.
In questo quadro veramente preoccupante, è urgente aprire una discussione su come far ripartire l’economia con una prospettiva di ampio respiro, sulle direttrici da seguire anche in relazione alla programmazione europea e sul ruolo che la nostra Regione dovrebbe avere nel confronto con il Governo in relazione al NextGenerationUE.
Il momento delle scelte è adesso. Per questo è necessario e urgente recuperare i ritardi accumulati e aprire al più presto una discussione e un confronto su quale progettualità e quali azioni di sistema, superando la logica degli incentivi o contributi a pioggia, per costruire le condizioni per un nuovo modello di sviluppo che accompagni la transizione verso un’economia digitale e green, coniugando coesione e sviluppo, per rendere il territorio sempre più sostenibile sul piano sociale e ambientale, attrattivo e competitivo sul piano economico.
In assenza di una strategia chiara e definita da parte della Regione Marche, nel 2021 le conseguenze per l’occupazione e per le prospettive di sviluppo potrebbero essere davvero pesanti e irreversibili.
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