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Export Marche: -10,2% nel primo trimestre 2020, performance tra le peggiori in Italia

Daniela Barbaresi, Segretaria Generale CGIL Marche: "Non vadano disperse le risorse stanziate a sostegno dell'economia"

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Daniela Barbaresi

Ammonta a 2,7 miliardi di euro il valore delle esportazioni marchigiane nel primo trimestre del 2020 con una perdita del 9,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: la performance peggiore a livello nazionale dopo quelle della Basilicata e della Valle d’Aosta.

E’ quanto emerge dai dati ISTAT elaborati dall’IRES CGIL Marche.

Se si escludono la farmaceutica e la produzione di navi e imbarcazioni, che hanno dinamiche specifiche, i volumi complessivi di export nelle Marche nel primo trimestre dell’anno ammontano a 2,2 miliardi, con una perdita di 254 milioni pari a -10,2%. Dunque è pesantissimo l’effetto economico che l’emergenza Covid-19 ha prodotto sulle imprese e sull’export marchigiano.

Decisamente più contenuta la contrazione delle esportazioni a livello nazionale (dove il calo ha interessato 12 regioni) e nelle altre regioni del Centro dove si registrano perdite rispettivamente del l’1,9% e dell’1,5%.

Meccanica e sistema moda risultano particolarmente penalizzati. In particolare la meccanica (al netto della nautica) perde volumi di export per un valore di 118 milioni di euro, pari a -10,0%, con le macchine utensili che registrano -2,7% e gli elettrodomestici -4,8%.

Il sistema moda perde invece 106 milioni di euro, pari a -17,0%, più della metà dei quali persi dal settore calzaturiero (-17,0%). In forte perdita anche l’agroalimentare con 9 milioni di export in meno (-11,0%) e la gomma-plastica, con 7 milioni in meno (-5,4%).

Tiene invece il mobile con un incremento di +1,4%.

Penalizzate tutte le province marchigiane: Ancona perde 103 milioni di euro di export (-11,6%), Pesaro Urbino ne perde 54 milioni (-8,3%), Macerata 51 (-12,1%), Fermo 26 milioni (-8,7%) e Ascoli Piceno 20 (-8,8%).

“Il peggioramento della domanda internazionale e le misure di contenimento dell’epidemia da Covid-19 adottate in Italia e nei principali Paesi partner hanno determinato un’eccezionale contrazione dell’export, ma non va dimenticato che per le Marche, anche il 2019 si era chiuso in maniera preoccupante” – dichiara Daniela Barbaresi, Segretaria Generale della CGIL Marche.

Infatti, se si escludono i settori della farmaceutica e della nautica, nel 2019 i volumi complessivi di export marchigiani, avevano registrato una perdita del 2,8% rispetto al 2018, in controtendenza rispetto all’andamento nazionale (+2,3%) e soprattutto a quello delle altre regioni del Centro (+12,7%). Tra i settori marchigiani con il segno meno nel 2019 si rilevano quello della moda (-9,1%), del mobile (-3,0%) e della produzione di elettrodomestici (-1,6%), mentre complessivamente la meccanica aveva registrato un incremento significativo (+6,0%), cosi come agroalimentare (+6,2%). Sostanzialmente stabile invece la gomma-plastica.

“Se a questi dati si aggiungono quelli su produzione industriale, previsioni del PIL, consumi e soprattutto occupazione – aggiunge Barbaresi – il quadro che ne deriva è di enorme preoccupazione per la tenuta economica e sociale della nostra regione caratterizzato da un sistema economico e produttivo che ancora deve fare i conti con maggiori ritardi e difficoltà rispetto alle altre aree del Paese”.

Per questo, continua la Segretaria generale CGIL Marche, “è necessario che le risorse stanziate per attenuare gli effetti della pandemia vengano utilizzati con una chiara idea di prospettiva affrontando i nodi strutturali del nostro sistema produttivo, dalle infrastrutture, alla dimensione e capitalizzazione delle imprese, dall’innovazione tecnologica e digitalizzazione, alla qualificazione e valorizzazione del lavoro”.

Per Barbaresi, “occorre anche ripensare l’attuale modello di sviluppo. Le risorse stanziate a livello europeo, nazionale e regionale sono importanti e non possiamo permetterci di disperderle in mille rivoli ma finalizzarle per garantire prospettive solide basate sulla sostenibilità economica, sociale, ambientale, cogliendo tutte le opportunità delle nuove tecnologie digitali. Peraltro, proprio allo sviluppo sostenibile e all’innovazione digitale saranno vincolate le risorse europee del Next Generation Fund. Un nuovo modello di sviluppo che abbia al centro il lavoro e la sostenibilità e che richiede un nuovo protagonismo dello Stato nell’economia di questo Paese”.

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