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Sviluppato nelle Marche un sistema per calcolare l’erosione dei suoli

Oggi, più che mai, è importante la salvaguardia del suolo: Regione e alcuni imprenditori si sono mossi in tal senso

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Anna Casini

Senza un terreno di qualità non è possibile avere un cibo di qualità e neanche fare il bagno in un mare pulito. Proprio la salvaguardia del suolo marchigiano è l’obiettivo del prototipo di sistema per la misurazione oggettiva dell’erosione dei suoli sviluppato all’interno del progetto denominato “Trasferimento e adattamento del modello agricolo biologico conservativo nei sistemi colturali marchigiani” finanziato dalla Regione Marche tramite il PSR Marche 2014/2020 Misura 16.1 – Azione 2 e illustrato il 13 maggio ad Ancona dalla vicepresidente della Regione e assessore all’Agricoltura Anna Casini e dai soggetti attuatori.


La presentazione del 13 maggio ha preceduto il debutto mondiale del prototipo nell’ambito del “Global Symposium on Soil Erosion”, un incontro scientifico internazionale di altissimo livello (Roma, 15-17 maggio), organizzato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).

Assunto di partenza è che il suolo perde circa un centimetro l’anno e cresce un millimetro ogni 5-10 anni. Questo comporta un impoverimento in termini di fertilità del terreno e di conseguenza della qualità dei prodotti sulle tavole. In un centimetro cubo di materiale convivono infatti circa 3 miliardi di organismi complessi, dai batteri ai lombrichi, ed è tutta questa vita che fa crescere le piante. Un patrimonio immenso che una volta, quando le rotazioni culturali erano la norma e si concimava con materiale organico, era perfetto. Oggi non è più così, una gestione dei suoli non corretta ne ha favorito la mineralizzazione e l’incremento di CO2.

A correre ai ripari ci hanno pensato i tre imprenditori marchigiani Garbini, Fileni e Loccioni, che, con il sostegno della Regione Marche e la collaborazione dell’Università della Politecnica delle Marche, hanno ideato un progetto per mitigare l’attuale degrado dei suoli marchigiani, conservando e migliorando la loro funzionalità, la biodiversità e i servizi ecosistemici.

Ai sistemi colturali in agricoltura biologica delle Marche, soprattutto sui seminativi in rotazione maggiormente presenti sono state trasferite ed adattate, da altre realtà produttive, tecniche e tecnologie agricole conservative (note come “agricoltura bio-conservativa”).

Da questi studi è nato un prototipo costituito da un dispositivo mobile applicabile su differenti terreni e situazioni geo-morfologiche ed è provvisto di un labirinto atto ad intercettare e separare i detriti presenti nell’acqua di scolo dopo ogni pioggia; tali detriti vengono poi prelevati manualmente dalla vasca di raccolta per essere pesati. Allo stesso tempo l’acqua filtrata viene convogliata al dispositivo di “misura portata” costituito da una vaschetta oscillante (tipping basket) che, grazie a un fissaggio eccentrico, scarica periodicamente un quantitativo fisso e noto di acqua. Periodicamente viene prelevata una piccola quantità di acqua, che viene poi analizzata in laboratorio per determinare le sostanze in essa disciolte.

Al sistema appena descritto è collegato un data logger che conta i ribaltamenti della vaschetta (e quindi la portata d’acqua) e li invia tramite segnale radio a un concentratore. Unendo le informazioni prodotte dal sensore di erosione a quelle dell’intensità di pioggia, ricavate da una centralina meteo già presente in zona, è possibile ricavare il bilancio idrico dei campi sperimentali.

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