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“Governare la salute di una popolazione sempre più matura con risposta universale”

Ceriscioli al talk evento di Ospedali Riuniti di Ancona sui 40 anni dall’istituzione del Servizio sanitario nazionale

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Luca Ceriscioli

I quarant’anni anni che celebriamo non sono solo uno sguardo rivolto al passato, ma anche sul futuro. La sanità pubblica è l’universalità della risposta sanitaria: si è affermata in tutti questi anni, ma costituirà ancora un tratto profondo del nostro modo di intendere la qualità di vita e la stessa nostra civiltà”.

Lo ha affermato il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, intervenendo al talk evento degli Ospedali Riuniti di Ancona, organizzato per un confronto tra esperti sull’evoluzione della sanità nel nostro Paese. “La strada da percorrere e consolidare è quella che coniuga la disponibilità di alte tecnologie per acuti, con il bisogno di risposte ai cittadini, com’è avvenuto nel corso delle ultime emergenze, dove è stata garantita un’assistenza di grande qualità in termini di attività, operatori messi in campo e tecnologie disponibili”.

Il tema, secondo il presidente, “è governare la grande domanda di salute di una popolazione che sta diventando sempre più matura, che ha necessita di gestire malattie croniche e di disporre di un’assistenza non solo sanitaria. Quindi non solo una sanità per acuti, ma per evitare di divenire acuti, per prevenire e gestire meglio le malattie senza dover ricorrere all’ospedale”.

Ceriscioli ha ribadito che “il percorso da seguire non può che essere quello della sanità pubblica, della risposta universale. Quando parliamo di privato, ne parliamo a complemento dell’attività pubblica, a integrazione dei servizi, sempre con lo sguardo rivolto al cittadino con i suoi bisogni veri”.

Stimolato dalle domande del giornalista del TG1, Marco Frittella, Ceriscioli ha affrontato questioni nazionali. “È sbagliato parlare di tagli in sanità a livello locale, perché le Regioni gestiscono quanto stanziato dal Governo centrale. Il problema vero è come queste risorse vengono spese localmente per conseguire un’efficiente gestione del servizio. Non credo che portare le decisioni o le responsabilità più lontane dai cittadini favorisca l’omogeneizzazione dei servizi sul territorio nazionale. Più lontano è il decisore, più è difficile che abbia una positiva interlocuzione con il sistema”. In merito alla sessione di bilancio nazionale, ha sottolineato che le Regioni “dovrebbero avere le disponibilità dello scorso anno. Ma se guardiamo al rapporto fra il Pil e risorse sanitarie, vediamo che sta scendendo. Questo è il tema vero, perché il bisogno di salute sta crescendo e la disponibilità dei fondi va nella direzione opposta. Quel delta lo coprono i cittadini con le loro tasche”. Un’ultima riflessione ha riguardato la politica sanitaria: “Spreco è intendere la politica come moltiplicatore di presidi per rispondere localmente alle esigenze, senza che questi abbiano una reale efficacia e qualità di risposta. Se vogliamo bene a questa grande conquista del servizio pubblico, se vogliamo immaginare altri quarant’anni di crescita, credo che il decisore politico debba avere il coraggio di fare quelle scelte che innalzino la qualità, diano servizi, utilizzino al meglio le risorse. È necessario riportare il dibattito politico nel giusto alveo. Serve una crescita del dibattito per permettere a questo sistema straordinario di continuare a dare le risposte come in questi anni”.

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