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Bullismo e cyberbullismo, la prima commissione approva la legge all’unanimita’

Tra le prime in Italia, la norma investe su formazione, prevenzione e sensibilizzazione

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Una politica condivisa, un lavoro in rete, norme chiare ma flessibili, perché trattano fenomeni in continua evoluzione. Sono alcuni dei fondamenti della proposta di legge “Disciplina degli interventi regionali di carattere educativo per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo, del cyberbullismo, del sexiting e della cyberpedofilia”, approvata oggi dalla Prima commissione affari istituzionali-istruzione, presieduta da Francesco Giacinti (Pd).

Il testo, che ha ottenuto il via libera con voto unanime, è il risultato di un lavoro di sintesi tra due proposte di legge. La prima presentata nel 2016 dal consigliere Luca Marconi (Udc), la seconda del 2017, di cui primo firmatario è il presidente Antonio Mastrovincenzo, sottoscritta dai consiglieri del Partito Democratico Minardi, Giacinti, Volpini, Urbinati, Micucci, Giancarli e da Busilacchi (Mdp). Principale strumento attuativo della legge è il Piano delle politiche regionali integrate, che contiene lo studio del contesto (analisi e valutazione della situazione nelle Marche), l’individuazione degli interventi da sostenere e gli indicatori per monitorare i risultati. Il Piano avrà una validità non inferiore ai 3 anni, ma data la complessità dei fenomeni trattati e la loro rapida trasformazione, potrà essere aggiornato.

Il primo Piano, adottato per il biennio 2019-2020, avrà un carattere sperimentale. «Una legge importante – ha commentato il presidente Giacinti – che si inserisce in un contesto storico e sociale dove le emergenze educative affiorano ogni giorno. L’approvazione unanime della Commissione arriva dopo un lungo iter e l’ascolto in audizione di associazioni, rappresentanti della Polizia Postale, dei servizi socio-sanitari e del mondo della scuola».

La legge, di cui sono relatori Luca Marconi e Gianni Maggi (M5s), istituisce un Comitato con compiti di analisi (Osservatorio), monitoraggio, consulenza e coordinamento e fissa nel mese di novembre la “Giornata di educazione ai nuovi media per la prevenzione ed il contrasto del bullismo, cyberbullismo, sexiting e delle cyberpedofilia”. Per la realizzazione degli interventi si promuovono accordi con le Università, l’Ufficio scolastico e gli ordini professionali. I contributi – previsti i primi 60mila euro nel 2018 – saranno assegnati per iniziative di carattere educativo, per campagne di sensibilizzazione e di formazione rivolte agli studenti, ai docenti e alle figure che svolgono la funzione genitoriale. Oltre alle scuole, potranno beneficiare dei finanziamenti i Comuni, gli ambiti territoriali sociali (ATS), le aziende del servizio sanitario regionale, il Terzo Settore e le società sportive. Tra i progetti che potranno essere sostenuti anche quelli che favoriscono l’emersione del fenomeno, con servizi di ascolto, anche telefonici. Su questo versante, per favorire le denunce, è stato ampliato anche ai fenomeni del bullismo e del cyberbullismo il numero verde regionale già attivo per le dipendenze patologiche.

I RELATORI

«Una legge utile – sostiene Marconi – che impegna le istituzioni pubbliche a sostenere educatori e genitori contro bullismo, violenze e discriminazioni di ogni genere. La legge introduce la figura del mediatore scolastico, da me proposta, cioè uno studente che viene attivato quale compositore dei conflitti sorti tra vittima e colpevole nei casi di bullismo dentro le mura scolastiche».

Il relatore di opposizione Gianni Maggi (M5s) ha chiesto una particolare attenzione per le famiglie. «Le famiglie sono l’anello debole in queste situazioni – sostiene – Lo ha detto il Tribunale dei minori, l’hanno detto gli assistenti sociali, lo hanno detto le scuole. Le famiglie fanno fatica a seguire i figli perché spesso non conoscono questi nuovi mezzi di comunicazione, per questo abbiamo aggiunto le “Scuole per genitori”. Inoltre – prosegue – ho proposto che nel Comitato i rappresentanti degli immigrati siano espressione delle diverse confessioni religiose. Resta il fatto che per far sì che la legge non sia solo di principio, è necessario trovare le risorse di almeno 100mila euro per il 2019 e il 2020».

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