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Marche, frenano le piccole imprese: si salva solo il terziario

Le aziende sotto i 20 dipendenti calano in retribuzioni e consumi. E crescono ancora i nuovi poveri: +26mila

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Presentato "trend Marche", il report su crescita e crisi nella regione Marche

Piccole imprese in frenata nelle Marche, dove si salva solo il terziario. E’ quanto emerge nel rapporto Trend Marche, presentato da Cna e Confartigianato Marche in collaborazione con la Banca Popolare di Ancona, l’università di Urbino e l’università Politecnica delle Marche.

Una difficoltà, quella delle piccole imprese marchigiane, che trova conferma nella diminuzione delle spese per le retribuzioni (-6,8 per cento), per i consumi (-10,7) e per le assicurazioni (-6,2). A salvare l’artigianato e le piccole imprese da una nuova recessione sono state le aziende dei servizi e del terziario che hanno visto crescere il fatturato del 4,8 per cento. Pesante invece, il calo di fatturato nel manifatturiero (-3,1) mentre si è mantenuto stabile quello delle imprese edili (-0,2 per cento).

Guardando ai settori manifatturieri, Trend registra un crollo del fatturato della meccanica (-19 per cento) mentre per le imprese del legno mobile si ha un incremento del 5,9 per cento e per il sistema moda del 2,9 per cento. Nei servizi alla persona il fatturato aumenta del 5,5 per cento e del 3,6 per cento nell’autoriparazione. In calo i trasporti (-1,5).

A pagare il rallentamento – ha affermato Ilario Favaretto dell’Università di Urbino – sono state soprattutto le imprese conto terzi, che hanno visto il fatturato diminuire dello 0.8 per cento mentre le imprese artigiane e le piccole imprese continuano ad avere grandi difficoltà a portare i loro prodotti sui mercati internazionali“.

La crisi dei distretti produttivi porta con sé un peggioramento delle condizioni di vita della famiglie. In un anno, secondo le elaborazione dei dati Istat dei Centri Studi Cna e Confartigianato, i marchigiani a rischio di povertà (con un reddito inferiore a 9.850 euro) sono passati da 188.246 a 214.477, con 26.231 nuovi poveri. Percentualmente i marchigiani poveri sono saliti dal 12,2 al 13,9 per cento. In crescita ma meno della media nazionale che è del 19,9 per cento.
In aumento nella nostra regione anche i soggetti in stato di grave deprivazione. Sono quelli che non riescono a pagare le bollette, a sostenere spese impreviste superiori a 800 euro in un anno, a sostituire gli elettrodomestici e neppure una settimana di vacanza. A trovarsi in questa condizione sono 166.644 marchigiani (il 10,8 per cento mentre la media nazionale è dell’11,5 per cento) rispetto ai 146.585 di un anno fa (9,5 per cento). In pratica 20.059 marchigiani hanno varcato la soglia dello stato di grave deprivazione negli ultimi dodici mesi.

Presentato "trend Marche", il report su crescita e crisi nella regione MarcheAnche se la situazione è peggiorata, i marchigiani continuano a stare meglio della media nazionale ma senza interventi per un forte rilancio dei distretti produttivi, dell’artigianato e della piccola impresa, le condizioni di vita ed il reddito delle famiglie non ripartiranno. Di conseguenza anche i consumi resteranno al palo e con essi la produzione e il fatturato delle imprese, in un corto circuito che rischia di portarci dentro una nuova recessione.
La vita delle famiglie marchigiane, infatti, è fortemente condizionata dallo stato di salute delle imprese con meno di 20 addetti, proprio quelle oggetto dell’indagine di Trend Marche. E’ proprio in queste aziende che sono occupati oltre i due terzi (65,2 per cento) dei lavoratori marchigiani. La percentuale più alta d’Italia.

Nella nostra regione – ha sostenuto Gian Luca Gregori dell’Università Politecnica delle Marche – occorre rilanciare il valore artigiano, cioè quelle piccole imprese che si contraddistinguono per creatività, innovazione ed originalità. Nelle Marche le piccole imprese che innovano sono il 28,5 per cento. In particolare il 13,9 per cento ha introdotto innovazioni di prodotto il 13,8 per cento nella gestione aziendale, il 13,3 per cento nel marketing e il 9,8 per cento nei processi produttivi mentre il commercio elettronico viene praticato dal 20,5 per cento delle piccole imprese, con ampi margini di crescita“.

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