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Marche, continua l’esodo delle popolazioni terremotate verso la costa

Diversi i comuni ormai "fantasma": restano i presìdi delle forze dell'ordine anti-sciacallaggio. Grave la situazione imprenditoriale

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Arquata del Tronto: la frazione Pescara del Tronto dopo il terremoto di domenica 30 ottobre 2016

Continua l’esodo dei terremotati verso la costa. Al ritmo di 400 persone in partenza ogni giorno dal 26 ottobre, sono svariati i comuni cosiddetti “fantasma”, ormai cioè senza un residente. I soli a sorvegliare i centri urbani terremotati sono i poliziotti, i vigili del fuoco, i militari di Carabinieri, Forestale e Finanza che vigilano sulle case contro gli sciacalli.

Circa 25.000 infatti le persone senza casa nelle Marche, almeno 5.000 in Umbria, a cui si aggiungono 2.000 nel Lazio e poco più di 1.000 in Abruzzo. Ma dato che le scosse vanno avanti senza sosta (all’incirca ogni 20 minuti si verifica una scossa di terremoto con magnitudo superiore a 3 Ml), il numero di coloro che hanno perso la propria abitazione potrebbe crescere ancora.
Ininterrotto l’esodo delle popolazioni terremotate in viaggio verso gli alberghi della costa adriatica: la maggior parte ha fatto scalo a Porto Sant’Elpidio, dove il punto di accoglienza della Protezione civile ha smistato il gran numero di persone anche verso altre città della riviera, come Porto San Giorgio, Porto Recanati, Civitanova Marche ed altri centri sino ad arrivare nella località di Tortoreto.

Hotel, residence, bungalow, interi camping offrono la loro solidarietà ed ospitalità per tutti coloro che momentaneamente non hanno una casa: secondo le promesse del governo italiano, pronunciate dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, si ricostruirà tutto, anche se “non esiste la bacchetta magica” e i tempi si preannunciano molto lunghi.

Intanto si è passati anche a stimare i danni alle attività commerciali ed agricole: la situazione è grave, tanto che la Coldiretti parla di 3.000 aziende agricole a rischio chiusura o comunque di gravi danni economici e strutturali tra Marche, Abruzzo, Lazio e Umbria. In molti non si vogliono allontanare dalle zone terremotate per poter continuare ad abbeverare e dar da mangiare ai circa 100.000 animali, tra bovini, ovini e suini che da sempre sono le risorse di questi territori.

 

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