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Matteo Ricci termina il suo bike tour per ‘Ricucire le Marche’ ad Arquata del Tronto

Il candidato PD alla presidenza regionale: "Senza aree interne non c’è futuro"

Bike tour "Ricucire le Marche"

Tre giorni in sella, 201,81 chilometri percorsi, 40.400 pedalate, oltre 4.000 metri di dislivello superati, 450 kg di CO2 risparmiata, 80 ciclisti coinvolti e più di 1.000 persone incontrate lungo il percorso, Ricci chiude la sua cavalcata nell’entroterra, toccando 4 parchi regionali (Catria, Cucco, Sibillini, San Vicino e Confaito) e tutte le 5 province marchigiane passando per 20 comuni. Partito da Cantiano per Fabriano, poi direzione Camerino, Comunanza e infine Arquata del Tronto. Questi i numeri dell’iniziativa ’Ricucire le Marche’, il bike tour di Matteo Ricci, europarlamentare PD e candidato alla presidenza della regione Marche, che lo ha visto attraversare le aree interne della regione per toccare con mano le sfide che i cittadini vivono nel quotidiano: dalle crisi industriali all’alluvione fino al sisma, passando per un territorio che vuole rilanciarsi e diventare attrattivo per contrastare lo spopolamento.

Proprio da Arquata del Tronto, Matteo Ricci, torna sul tema della ricostruzione. Accanto a lui, il commissario straordinario Giovanni Legnini e il sindaco Michele Franchi.

“Chi oggi parla di terremoto dovrebbe girare con il santino di i Legnini. È con lui che si sono sbloccate le procedure, è con lui che sono arrivati miliardi di euro. E adesso non possiamo permetterci di tornare indietro – dice Ricci – con l’arrivo di Giovanni la ricostruzione ha cominciato a muoversi. Oggi però resta un terzo degli edifici per cui non è stata ancora fatta richiesta: vuol dire che qualcosa ancora non funziona. Il lavoro non è finito. Dobbiamo proseguire sulla strada che lui ha tracciato, semplificando le procedure e garantendo certezze, anche dopo la fine del Superbonus 110%”.

Ma la vera sfida, secondo Ricci, è un’altra: quella demografica. “Non basta rimettere in piedi i muri: bisogna riportare vita nei borghi. Troppi, dopo il sisma, si sono abituati a vivere altrove. Per questo abbiamo proposto un contributo a fondo perduto di 30.000 euro a chi decide di trasferirsi nei territori interni, trasporto scolastico gratuito per i giovani che vivono qui e incentivi per mantenere aperte le scuole pluriclassi. Non sono promesse elettorali: sono misure già realizzate in Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia. Si possono fare anche qui e i fondi li troveremo abolendo quel carrozzone dell’Atim che è costato 12 milioni di euro dei cittadini marchigiani per realizzare il nulla”.

Nel mirino anche la gestione regionale degli ultimi cinque anni. “Hanno detto che sono arrivati 4,5 miliardi, ma la verità è che sono fondi europei del PNRR a cui loro hanno votato contro. Non hanno portato un euro con la loro fantomatica filiera. E i cantieri di cui parlano? Non si vedono. È tempo di smettere di dare la colpa a chi c’era prima. Al quinto anno di governo, o le cose sono migliorate o è responsabilità tua”.

Da Arquata poi lancia la sua visione sul sistema sanitario regionale: “Non possiamo accettare una privatizzazione strisciante della sanità. Le liste d’attesa sono aumentate, la mobilità passiva è schizzata, e molti cittadini ormai rinunciano a curarsi. Questo non è accettabile. La sanità pubblica ha bisogno di essere finanziata realmente per poter funzionare e quella privata deve essere compensativa, non sostitutiva come vogliono loro”.

La bicicletta, simbolo di questo viaggio, non è stata scelta a caso. “L’ho voluta perché questa regione va rimessa in sella. Mentre loro l’hanno lasciata sul divano, accontentandosi della mediocrità. Abbiamo bisogno di dinamicità, di pedalare tutti insieme per non scivolare ancora di più nell’abbandono. E questa campagna elettorale sarà rappresentativa di ciò, la faremo tra la gente, tra chi lavora, tra chi soffre, tra chi rischia per costruire. Perché le Marche meritano di essere centrali a livello nazionale ed europeo. Insieme le faremo diventare grandi!”

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