Continua il calo delle imprese marchigiane
Dal 2018 perse 12 aziende su 100
Dal 2018 è una discesa continua. Ogni anno il numero delle imprese marchigiane si assottiglia. Resistono e vanno in controtendenza le attività professionali, scientifiche e tecniche ad alto contenuto di conoscenza e le attività immobiliari. Tutti gli altri settori vedono diminuire drasticamente il numero delle imprese attive.
Sette anni in discesa. Alla fine del 2018 sul territorio marchigiano, secondo una indagine del Centro Studi Cna Marche su dati Infocamere Movimprese, erano attive 148.858 imprese. Il 31 dicembre del 2024 ne erano rimaste 131.028, con un calo di 17.830 aziende. In caduta libera commercio e autoriparazione con la perdita di 7.225 attività pari al 20 per cento. Una su cinque. Nel settore agricolo sono state 5.169 le imprese scomparse, pari al 19,3 per cento. Pesante anche il conto presentato alle attività manifatturiere che hanno perso 2.993 imprese pari al 15,8 per cento del totale. Male le costruzioni in calo di 2.564 aziende. Negativi anche i dati dei servizi di alloggio e ristorazione (-786) e dei trasporti (-748).
I settori in crescita. Per trovare numeri positivi bisogna guardare alle attività immobiliari (+618) ed alle attività professionali scientifiche e tecniche (+579). Bene anche i servizi di supporto alle imprese (+262),ed i servizi alle persone nell’istruzione (+84), la sanità e l’assistenza sociale (+59), le attività sportive, artistiche e di intrattenimento (+37).
L’ultimo anno. Delle 17.830 imprese perse negli ultimi sette anni, quelle scomparse nel 2024 sono state 4.177 di cui 1.550 nel commercio, 883 in agricoltura, 826 nel manifatturiero, 438 nelle costruzioni e 339 nei servizi di alloggio e ristorazione.
Marche, un poco invidiabile primato. “La nostra regione, tra il 2018 e il 2024” sostengono il presidente Cna Marche Paolo Silenzi e il segretario Moreno Bordoni “ha ottenuto un poco invidiabile primato. E’ quella che ha perso, in percentuale il maggior numero di imprese. Ogni cento imprese attive ne sono rimaste 88. Al secondo posto ma a notevole distanza c’è il Molise dove sono rimaste in piedi 94,1 imprese su cento. Il dato nazionale è di 98,1 imprese in attività ogni cento. Numeri impietosi che impongono un forte impegno della politica e delle istituzioni regionali per mettere a disposizione del tessuto produttivo regionale, un sistema socioeconomico favorevole con interventi nelle infrastrutture, nella formazione, nell’internazionalizzazione e nella tecnologia. Sono queste le strategie a cui dedicare in modo prioritario i finanziamenti necessari per rilanciare la competitività delle piccole e medie imprese e degli artigiani imprenditori. Le Marche perdono imprese ma non la voglia di competere delle aziende che hanno resistito negli ultimi anni malgrado il Covid, le guerre, l’aumento del costo dell’energia, l’aumento del costo del denaro. Si meritano il sostegno della politica, delle istituzioni, del credito e delle forze economiche e sociali della regione. Il 2025 si prospetta complicato ma va affrontato insieme con tenacia e ottimismo.”
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