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“Mucillagine non ha conseguenze dirette sulla salute ma a subirne l’impatto sono turismo e pesca”

Legambiente Marche spinge per l'istituzione delle Aree Marine Protette del Piceno e della Costa del Conero

Mucillagine

La protezione dell’ecosistema marino e della conservazione delle specie a rischio nelle Marche è ancora ferma all’anno zero. Zero come la percentuale di aree marine protette presenti sul territorio marchigiano che ormai da più di 20 anni attende l’istituzione dell’Area Marina Protetta del Piceno e l’Area Marina Protetta della Costa del Conero.

“Nelle Marche il completamento di questi due iter, avviati da tempo e per cui ci sarebbe bisogno di una maggiore reattività degli amministratori locali dei territori coinvolti, è un argomento tabù – dichiara Marco Ciarulli, presidente Legambiente Marche. Non solo non si fa nulla per portare avanti l’iter di istituzione di queste due aree marine protette ma, addirittura, si evita il confronto pubblico su tale argomento. A questo punto, dopo anni di richieste e battaglie per raggiungere questi obiettivi, sorgono dubbi: i sindaci dei comuni coinvolti devono dirci qualcosa che non sappiamo? Possiamo sapere cosa si cela dietro questo atteggiamento refrattario nei confronti Aree Marine Protette del Piceno e del Conero? Perché le Marche sono fanalino di coda del Paese nella classifica delle aree sotto protezione ambientale?”.

È la sintesi di quanto emerso nel corso dell’incontro pubblico “Marche: un tesoro da salvaguardare. Il ruolo delle aree protette per la biodiversità costiera” tenutosi nel pomeriggio di lunedì 5 agosto a Civitanova Marche (Macerata) nell’ambito delle attività legate alla tappa marchigiana di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente che solca i mari italiani in difesa delle acque e delle cose.

Legambiente ha accolto con favore la proposta, a firma di alcuni deputati, di istituire il Parco Nazionale della Costa del Conero. “Che sia di buon auspicio anche per riprendere il tema delle due aree marine protette, si tratterebbe non solo di dare un contributo alla Strategia europea per ridurre gli impatti della crisi climatica sulla perdita di biodiversità ma anche una svolta socio-economica per i territori coinvolti”, la conclusione di Ciarulli.

Mucillagine in Alto Adriatico: il peso di agro-zootecnìa sulla salute dei mari.

Sulle coste dei mari dell’Alto Adriatico, in particolare dalle Marche, Emila Romagna, Veneto al Friuli-Venezia Giulia, sono visibili ad occhio nudo grosse chiazze di colore verde-marrone.

Che cosa è? Si tratta della mucillagine prodotta dalle microalghe che emerge in superfice dai fondali marini.

Da cosa deriva il fenomeno? Iniziamo col dire, sgombrando il campo da facili allarmismi, che si tratta di un fenomeno naturale e che non ha nessuna conseguenza diretta per la salute pubblica. È diventato imponente negli ultimi tempi – non si notava da decenni – a causa dell’eccessivo apporto di nutrienti, come azoto e fosforo provenienti dal bacino del fiume Po, che alimentano una maggiore secrezione delle microalghe presenti nei fondali del litorale Adriatico.

A cosa è dovuto questo eccesso di nutrienti? I nutrienti, come azoto e fosforo, sono una diretta conseguenza del loro uso in agricoltura e negli allevamenti di bovini e suini. Le forti piogge dei mesi scorsi in tutto il bacino del Po, ma non solo, hanno di fatti dilavato i terreni agricoli di queste sostanze arrivate in Adriatico attraverso i fiumi.

Il peso dell’agro-zootecnia sul mare Adriatico? Secondo i più recenti dati pubblicati dall’ISTAT, le regioni del Nord si intestano un consumo di fertilizzanti che rappresenta il 62% del dato nazionale per l’azoto e del 58% per il fosforo. Stesso discorso per gli allevamenti intensivi: nel Nord si concentra il 67% di bovini e il 90% dei suini allevati in tutta Italia. Il tutto si traduce in un grosso peso per l’Adriatico, in termini di azoto e fosforo. Uno studio di Autorità di Bacino del Po e le università di Ferrara, Parma e Torino ci dice che 251mila tonnellate di azoto finiscono ogni anno nei fiumi e nelle falde e da qui, nell’alto Adriatico mentre il quantitativo di fosforo ammonta a 73mila tonnellate all’anno.

“Agricoltura e, soprattutto, allevamento, ai livelli di intensità praticati nel Nord Italia, restano la prima fonte di inquinamento da fosforo e azoto, per l’uso eccessivo di fertilizzanti minerali e le enormi quantità di liquami zootecnici sversate nei campi – il commento di Stefano Raimondi, Responsabile biodiversità di Legambiente e Portavoce Goletta Verde. Ridurre l’uso di fertilizzanti e il numero di animali allevati vuol dire anche salvaguardare la salute dei nostri mari e la loro preziosa biodiversità, già messa a dura prova dal cambiamento climatico. Sì perché, se è vero che le mucillagini non hanno effetti diretti sulla salute ne hanno eccome su turismo e pesca. Per bagnanti e turisti immergersi nel mare con la presenza di mucillagine non è il massimo né tantomeno il colore del mare assunto dalla secrezione delle alghe è un bello spettacolo, ma soprattutto i danni al settore pesca saranno dovuti alla diretta diminuzione di pesci e molluschi. Un settore già provato dalle specie aliene, come il granchio blu che sta avendo un impatto importante sul comparto”.

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