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Ariston nazionalizzata in Russia, Mangialardi porta il caso in consiglio regionale Marche

"Diretta e drammatica conseguenza della guerra. Necessario agire subito per una soluzione diplomatica del conflitto in Ucraina"

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Maurizio Mangialardi

“Mi chiedo quale credibilità possono avere gli impegni che i ministri Tajani e Urso si stanno prendendo con la Regione Marche rispetto alla salvaguardia degli impianti Ariston privatizzati dal governo russo.

Verosimilmente nessuna, visto che stiamo parlando di una classe dirigente non si è mai adoperata nei consessi internazionali per favorire una soluzione diplomatica del conflitto russo-ucraino. È evidente, infatti, come denunciato dai sindacati, che quanto accaduto in questi giorni è una diretta conseguenza di questo devastante conflitto. Se si parla di provvedimento inatteso, come sostenuto dal ministro degli Esteri, significa che l’Italia è governata da una classe dirigente impreparata o in malafede, visto che tra l’altro la nazionalizzazione di Ariston non rappresenta certo il primo caso avvenuto in Russia dallo scoppio della guerra. Oppure vuol dire che la Meloni, sovranista a corrente alternata, è disposta a barattare il destino di tante aziende italiane pur di ottenere la propria legittimazione politica a livello internazionale. In ogni caso il risultato non cambia: a pagare la guerra sono sempre le imprese e i lavoratori.

A dirlo è il capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi, che annuncia anche un’interrogazione al presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli per chiedere quali iniziative intende prendere nei confronti del governo nazionale al fine di tutelare gli stabilimenti di Ariston e quelli di altre aziende marchigiane operanti in Russia.

“Fin dall’inizio della aggressione russa – spiega Mangialardi – mi sono adoperato con interventi e mozioni in consiglio regionale per impegnare il presidente Acquaroli e la sua giunta ad attivarsi nei confronti dei governi Draghi e Meloni, affinché l’Italia si facesse protagonista in Europa di una concreta azione volta a fermare subito la guerra. Oltre alla prioritaria questione umanitaria, purtroppo passata in secondo piano rispetto alla discussione sull’invio delle armi, indicavo tra le emergenze proprio la necessità di tutelare la nostra economia e le nostre aziende che hanno da decenni profondi legami con la Federazione Russa. Purtroppo, come spesso accade con questo centrodestra, assistemmo a un dibattito svogliato e superficiale, vuoto di idee e ricco di slogan, con il risultato che nulla è stato fatto né per chiedere un immediato cessate il fuoco né per mettere al sicuro le nostre imprese. Chissà se ora il presidente e la sua maggioranza hanno finalmente capito che la nostra richiesta di discutere le conseguenze della guerra in Ucraina non aveva nulla di capzioso ma era strettamente intrecciata con il futuro dell’economia regionale? Spero che già dalle prossime ore Acquaroli o chi per lui si attivi nei confronti del governo nazionale per dare risposta alle angosce del nostro territorio”.

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