Istituto Storia Marche, bocciato emendamento
Sempre più a rischio il futuro dell'ente
“Bocciando il nostro emendamento che prevedeva di rifinanziare la legge regionale che da cinquant’anni sostiene l’attività scientifica dell’Istituto Storia Marche, il centrodestra marchigiano infligge l’ennesimo e forse mortale colpo a una delle più prestigiose istituzioni culturali della nostra regione.
Avevo personalmente chiesto al presidente Acquaroli e all’assessore Brandoni un minimo di onestà intellettuale per riconoscere la assoluta correttezza della nostra proposta di destinare le poche risorse messe a bilancio (25 euro a fronte dei 70 mila stanziati dalle precedenti Amministrazioni di centrosinistra) direttamente all’Istituto anziché al Comune di Ancona. Non c’è alcun motivo perché la Regione Marche opti per questa assurda partita di giro essendo l’Istituto un ente regionale finanziato da una legge regionale”.
Così il capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi commenta la bocciatura dell’emendamento presentato a sua prima firma dal gruppo assembleare del Partito Democratico per spostare i 25 mila euro che la proposta di legge all’assestamento di bilancio regionale assegna al Comune di Ancona alla legge regionale n. 15 del 1973 che invece finanzia fin dalla sua nascita l’Istituto Storia Marche.
“Non ci tranquillizzano affatto – sottolinea Mangialardi – le parole della maggioranza che ci assicura che quei soldi saranno interamente trasmessi all’Istituto. In primo luogo perché l’assessore Brandoni e l’assessora Biondi hanno già smentito quanto promettevano solo poche settimane fa, e cioè che, seppur poca cosa, quei 25 mila euro sarebbero stati assegnati direttamente all’Istituto. In secondo luogo perché abbiamo visto quanti pregiudizi ideologici vi siano negli attacchi portati all’Istituto Storia Marche in consiglio comunale da parte di alcuni esponenti di Fratelli d’Italia. E visto che tra chi siede nei banchi della maggioranza ad Ancona c’è chi rivendica con orgoglio la propria siderale distanza dalla cultura con la “C” maiuscola, non possiamo che aspettarci il peggio”.
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