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“Dimensionamento scolastico: Regione Marche si assuma responsabilità di scegliere”

Lo chiedono CGIL, CISL, UIL, FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola

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scuola, classe, banchi, aula scolastica

Sul dimensionamento scolastico ancora molta confusione e ritardi in un accavallarsi di ipotesi e proposte che generano disorientamento e non aiutano a definire una programmazione di respiro. Questa la denuncia dei Sindacati confederali e di categoria della scuola, CGIL, CISL, UIL e FLC CGIL, CISL Scuola e UIL Scuola Marche.

Dopo quattro incontri, il primo il 5 luglio, l’ultimo il 18 ottobre, ancora la Regione Marche non si assume la responsabilità di orientare il lavoro di pianificazione sul territorio delle Province, così come stabilito dalla normativa di riferimento a partire dal Titolo V della Costituzione, dando peraltro un’interpretazione parziale del PNRR senza cogliere l’opportunità di ripensare all’organizzazione del sistema scolastico con l’obiettivo di fornire soluzione a due problemi: la riduzione del numero degli alunni per classe e il dimensionamento stesso.

Ricostruire il percorso aiuta a rendersi conto del caos che si sta generando nella nostra regione.

Già dall’estate scorsa, dopo l’emanazione del decreto interministeriale che ha stabilito i nuovi parametri di dimensionamento per la nostra regione, prevedendo 25 autonomie da tagliare nell’arco del triennio, di cui 19 per il prossimo anno scolastico, i Sindacati hanno invitato la Regione ad aggiornare le Linee guida per consentire alle Province di elaborare un piano strategico pluriennale che potesse tenere insieme qualità e coerenza dell’offerta formativa rispetto alla situazione demografica ma anche alle caratteristiche territoriali e alle esigenze del sistema scolastico marchigiano nel suo complesso. Così non è stato e le Province hanno iniziato a lavorare, ognuna coerentemente in relazione alla propria comunità territoriale di riferimento, seppur coordinate dall’UPI, elaborando ipotesi sulla base di criteri numerici, che però sono stati via via riformulati alla ricerca di una sintesi regionale necessaria ma difficile da raggiungere senza che a monte siano stati forniti dalla regione parametri oggettivi.

E ancora oggi questi mancano. Difatti, anche se la Regione ha finalmente predisposto le linee di indirizzo, queste fanno riferimento ad un solo anno scolastico e non ad una programmazione di medio-lungo periodo. Le linee continuano a prevedere un parametro numerico (600 alunni con deroga a 400 per i comuni montani) che in realtà non è più vincolante; sono molto generiche tanto da non consentire la distribuzione delle autonomie tra le province in modo oggettivo innescando una inevitabile dinamica di “difesa” territoriale.

A complicare una situazione già confusa, pur nell’apprezzabile tentativo di uscire dall’impasse, il Direttore dell’Ufficio Scolastico regionale da qualche settimana ha iniziato a proporre alle Province e alle scuole “casi di studio” su possibili accorpamenti, focalizzando inevitabilmente l’attenzione solo sulle singole scuole e sulle attuali dirigenze scolastiche, senza conoscere realmente le situazioni locali dal punto di vista geomorfologico, socioeconomico, infrastrutturale (rete viaria, trasporti, reti territoriali già in essere), tanto che prevede la realizzazione di istituti omnicomprensivi (scuole che tengono insieme alunni dalla scuola dell’infanzia alle superiori) dove in realtà non vi sono affatto le condizioni di isolamento che contempla la norma per la loro costituzione. Tra l’altro il dimensionamento scolastico vede tra i soggetti protagonisti nella fase di pianificazione e proposta gli Enti locali e non l’Ufficio scolastico che è parte, come peraltro i soggetti sociali, della fase concertativa e non propositiva.

A nostro avviso proporre la formazione di Istituti omnicomprensivi è un errore di prospettiva in una regione che ha bisogno di alimentare le reti tra le comunità, soprattutto in un’ottica di salvaguardia e di rilancio delle aree interne, facendo crescere un sistema culturale e socioeconomico aperto senza chiudere in enclave dal breve respiro, territori che già rischiano l’isolamento.

La genericità della delibera regionale avrà come effetto pratico la penalizzazione delle aree interne e delle zone del cratere del sisma, creando Dirigenze scolastiche che avranno fino a 7 Comuni da gestire.

La scuola è un sistema complesso, è comunità educante in stretta relazione con le famiglie, con le istituzioni, con il tessuto sociale ed economico del territorio e la sua strutturazione deve guardare al presente e al futuro delle Marche favorendone lo sviluppo.

Ecco perché il dimensionamento scolastico non è solo questione per addetti ai lavori e necessita di una visione di prospettiva. Le Organizzazioni Sindacali tornano a ribadire con forza la necessità di una scelta, il più possibile condivisa e strutturale. Ognuno si assuma le sue responsabilità.

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