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Reinserimento sociale e lavorativo per le donne colpite da carcinoma mammario

Ben 145 le donne che hanno aderito ai progetti regionali - VIDEO

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Progetto per il reinserimento sociale e lavorativo delle donne colpite da carcinoma mammario

Donne che si raccontano e raccontano di una rinascita, di un ritorno alla vita, e questo grazie al lavoro. E’ stato soprattutto un momento di incontro per parlare dell’importanza dell’esperienza vissuta e dell’opportunità offerta a 145 donne colpite da carcinoma mammario che sono state coinvolte in progetti integrati sperimentali mirati al reinserimento nella vita sociale e lavorativa. Giovedì 23 marzo in Regione sono stati illustrati i risultati di questa iniziativa, fortemente voluta dall’assessorato al Lavoro e alla Formazione professionale, guidato da Stefano Aguzzi.

Questi progetti, finanziati dal Por Marche FSE con una dotazione di risorse pari a € 750.000, sono stati avviati nel 2020 e si sono da poco conclusi. Hanno previsto la realizzazione sia di azioni di orientamento sia di azioni di politiche attive del lavoro attraverso l’attivazione di borse lavoro per donne disoccupate.

Un’iniziativa di partenariato pubblico/privato che ha avuto come capofila gli ATI/ATS: Università Politecnica delle Marche, Università degli studi di Camerino, Asur Marche Area Vasta 5 Ascoli Piceno, Università degli studi di Urbino, Asur Marche Area Vasta 2 (Fabriano-Jesi-Senigallia-Ancona). A parlarne erano presenti per i cinque soggetti coinvolti, rispettivamente: professoressa Rossana Berardi della Clinica oncologica UNIVPM; Barbara Re, pro rettrice Unicam Pari opportunità Tutela e garanzia della persona, coordinatrice progetto “Purple”; Margherita Anselmi, referente progetto per lo Iom Ascoli Piceno; Elena Barbieri, professore associato Biologia applicata Uniurb; Giorgio Saitta, presidente Associazione oncologica fabrianese e Rosarita Silva, direttore oncologia Ospedale di Fabriano e coordinatrice scientifica del progetto “Lavorare è vivere è rinascere”.

“Tra le tante attività che ho avuto modo di portare avanti in questi due anni e mezzo di mandato – ha detto Aguzzi – questa è una di quelle più significative e nobili; davvero fondamentale perché non va solo incontro in senso pratico alle esigenze di alcune persone ma c’è in più un’attenzione, un accompagnamento verso un reinserimento vero e proprio nei confronti di chi ha incontrato seri problemi nel suo percorso di vita a causa della malattia. Con questa iniziativa abbiamo voluto riprendere per mano queste donne, riaccompagnarle anche attraverso la formazione, reinserirle per quanto possibile nel mondo del lavoro dove già operavano o quando erano disoccupate, sostenendole per dare loro tutta la forza necessaria per riprendere il normale percorso di vita. Questa misura pilota e innovativa ha avuto l’obiettivo di sperimentare lo sviluppo di attività e servizi in grado di garantire alle destinatarie una migliore gestione della patologia e delle relazioni in ambito familiare, sociale e nel mondo del lavoro, generando un reale impatto positivo nei confronti della vita sociale e lavorativa delle donne con pregresso carcinoma mammario”.

I dati e le testimonianze hanno evidenziato che una delle problematiche più sentite dalle donne operate di tumore al seno riguarda il lavoro e che vi è una diffusa esigenza di maggiore informazione sui diritti delle donne che si assentano dal lavoro per l’intervento chirurgico e per le successive terapie.

La testimonianza di Yvonne Pagliari, psicologa del lavoro, è molto chiara e pone molti spunti: “Ho conosciuto questo progetto grazie al Centro per l’impiego di Pesaro e Urbino. Nel momento in cui mi sono ammalata, nel 2018, ho perso il lavoro. Poi ho avuto questa opportunità. Mi sono inserita nel progetto ‘Resistenza dopo la tempesta’ e ora ho trovato un nuovo lavoro. Nel momento in cui una donna incontra questo ostacolo che è la malattia perde ogni sicurezza in se stessa e nell’ambiente che la circonda. Ritrovare un lavoro che sia adeguato ad una nuova donna che sta affrontando un cambiamento e che la faccia sentire realizzata è parte della guarigione. Spesso manca questa sensibilità, cioè la donna malata diventa un peso in ambiente di lavoro, perché non è più produttiva come prima. Combattere contro il cancro necessita di molta forza ma questa forza va spalleggiata”.

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