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Presentato lo studio sui fabbisogni sanitari della Regione Marche

Realizzato in collaborazione con la Facoltà di Economia dell'Università Politecnica della Marche

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Presentazione dello studio sui fabbisogni sanitari regionali

Nei prossimi anni le nascite continueranno a diminuire mentre gli over 65 aumenteranno insieme alla domanda stimata di prestazioni legate a patologie croniche come ipertensione e diabete. E’ quindi necessario un adeguamento del sistema di offerta di servizi da parte del sistema sanitario regionale.

Su questo assunto si basa il nuovo approccio della Regione Marche alla programmazione sanitaria: le scelte vengono impostate attraverso l’utilizzo di strumenti innovativi basati sull’evidenza scientifica.

E’ stato dunque definito un modello, in partnership con la Facoltà di Economia della Politecnica delle Marche, di analisi del fabbisogno di prestazioni di assistenza sanitaria (ospedaliera e ambulatoriale), sviluppato attraverso un monitoraggio dettagliato dei percorsi di mobilità sanitaria: percorsi di mobilità sanitaria in uscita (extra-regionale/intra-regionale) e percorsi di mobilità sanitaria in entrata (mobilità attiva: di attrazione). Lo studio è stato presentato oggi nel corso di una conferenza stampa dal presidente della Regione Francesco Acquaroli insieme all’assessore Filippo Saltamartini e al Rettore dell’Università Politecnica delle Marche Gian Luca Gregori. Sono intervenuti anche il professor Stefano Marasca dell’UNIVPM, il professor Claudio Travaglini dell’Università di Bologna e il dirigente del Dipartimento Salute Armando Gozzini.

“I numeri ci raccontato lo stato della nostra sanità. In particolare – ha spiegato Acquaroli – abbiamo sviluppato un percorso pianificato sui fabbisogni reali della popolazione, attraverso l’analisi e lo studio delle caratteristiche della domanda di assistenza in modo da scoprire punti forti e punti deboli. Le indicazioni che emergono sono precise, le cure di prossimità vanno ad incidere meno dell’ospedalizzazione, e di fronte a poche risorse e all’invecchiamento della popolazione che ha bisogno di assistenza, vanno ponderate con i numeri le scelte più efficaci ed efficienti riportando i servizi sui territori come intendiamo fare con la riorganizzazione delle aziende sanitarie. Allo stesso tempo vanno analizzati i dati della mobilità attiva e passiva valutandone cause e conseguenze e l’incidenza dei privati. La scelta di un modello decisionale basato sui bisogni della popolazione, e non sulla spesa storica dei servizi, ci dà la possibilità di orientare meglio le risorse verso le prestazioni più utili ai cittadini e di evitare sprechi. Potremo fare scelte a ragion veduta al di là dei campanilismi”.

“I dati a consuntivo sulle performance sono sicuramente importanti – ha detto il Rettore – ma non ci dicono cosa fare. Come Università ci siamo focalizzati su un’analisi di contesto in chiave prospettica e multidisciplinare che tenga conto degli aspetti evolutivi, economici, demografici, delle nuove tecnologie e del capitale umano che è determinante per realizzare le cose. Su questo aspetto ci siamo particolarmente concentrati con l’incremento delle borse di studio (110) e i corsi di formazione (42), con i corsi di laurea magistrali a ciclo unico che sono passati dai 212 del 2020 ai 355 del 2022/2023 dei corsi triennali per le professioni sanitarie che da 535 sono diventati 750”.

“I numeri spazzano via le opinioni e sono oggettivi – ha sottolineato Saltamartini – e a quelli dobbiamo rispondere i termini di scelte. Grazie a questo studio ora abbiamo la possibilità di impegnare le risorse in modo più coerente per garantire i servizi più appropriati. Si tratta di un dovere etico oltre che politico. L’obiettivo è arrivare ad un modello con una corretta offerta Comune per Comune”.

La programmazione basata sui bisogni è partita dalla conoscenza dettagliata del territorio, della sua complessità e variabilità da un punto di vista demografico e socioeconomico. I fattori rilevati come modificanti la domanda di salute, sono innanzitutto in una prima fase di tipo demografico: il numero di anziani (con distribuzione territoriale e con analisi temporali), il numero di anziani che vivono soli o con coniuge non autosufficiente, il numero di anziani non autosufficienti, il numero di anziani non autosufficienti (con patologie degenerative: demenze), la tipologia di struttura della rete familiare e i contesti di assistenza territoriale (formali e informali). Attraverso lo studio del fabbisogno espresso e latente e attraverso lo studio delle dinamiche demografiche è stato possibile calcolare il fabbisogno di assistenza ospedaliera e ambulatoriale, stimando la domanda di assistenza per patologie croniche (valutate con i percorsi di PDTA), al fine di raggiungere i livelli di fabbisogno predefiniti e supportare la Regione nella pianificazione dell’offerta territoriale. L’analisi offre chiare indicazioni per la riorganizzazione della rete dell’assistenza territoriale in funzione della stima del bisogno di salute nei prossimi 10 anni.

I dati 

ANDAMENTO DEMOGRAFICO

Tra cinque anni la popolazione marchigiana tra i 65-84 anni conterà 16mila individui in più e 5mila quella over 85. Nell’insieme queste due fasce di età conteranno circa 4mila persone con due o più malattie croniche. A causa del trend negativo delle nascite e dei cittadini stranieri in diminuzione (-4% annuo) nelle Marche ci saranno 29 mila persone in meno (-1,9%). A metà del secolo si avranno 189 mila persone residenti in meno rispetto al 2020 con sempre maggiore incidenza della popolazione anziana sul numero totale.

MOBILITA’ PASSIVA

Ammonta in totale a 114.028.858 euro il valore medio annuo della mobilità passiva tra il 2017 e il 2021:. Nel dettaglio, il valore medio annuo per ciascuna area vasta è così ripartito.

Area Vasta 1 39.744.193 € (34,87%)

Area Vasta 2 25.525.923 € (22,39%)

Area Vasta 3 20.252.093 € (17,77%)

Area Vasta 4 12.507.946 € (10,97%)

Area Vasta 5 15.959.675 € (14,00%)

(Stranieri 48.785 €)

In media si parla di 30mila ricoveri l’anno fuori regione. Di questi il 50% si rivolgono all’Emilia Romagna specie dall’Area Vasta 1 e il 13% alla Lombardia. Seguono Umbria e Lazio con il 9% e l’Abruzzo con il 4%. Le specialità che causano i flussi più consistenti sono quella ortopedica (25%) e di cardiologia interventistica (7%).

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