CNA: “Trentaquattromila marchigiani che hanno perso il lavoro, 26 mila sono donne”
"E’ il conto salato presentato dal Covid al mercato del lavoro regionale"
Nel terzo trimestre del 2020, gli occupati marchigiani sono diminuiti del 5,4 per cento, rispetto allo stesso trimestre del 2019. La perdita è stata assai più intensa per la componente femminile dell’occupazione regionale: (-9,2%) rispetto a quella maschile (-2,4%).
Il dato della disoccupazione conferma la differenza d’impatto di Covid-19 tra i generi: mentre gli uomini “in cerca di occupazione” (i disoccupati) calano di numero di oltre mille unità (-5,0%) le donne in cerca di occupazione crescono di 2.604 (+8,9%) e così la crescita della disoccupazione nelle Marche del III trimestre 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, è tutta e solo effetto della componente femminile.
E’ importante, poi, rilevare afferma il direttore del Centro Studi Cna Marche Giovanni Dini che tra le persone in cerca di occupazione ma senza precedenti esperienze, le figure maschili sono pochissime e le figure femminili costituiscono la quasi totalità, e il loro aumento è così deciso (+53,7%) che in termini assoluti (+2.883) supera l’aumento complessivo delle donne in cerca di occupazione: il fatto che tante donne senza precedenti esperienze si mettano a cercare lavoro può essere interpretato in modi diversi (è l’effetto dell’aprirsi di nuove opportunità?, sono le difficoltà crescenti dei bilanci famigliari a costringere sempre più donne a cercare lavoro?) ma resta il fatto che mentre la partecipazione al mercato del lavoro delle donne cala in generale però cresce la componente priva di precedenti esperienze e dunque cambiano le caratteristiche della partecipazione alla vita economica da parte della componente femminile.
Come conferma il fatto che tra gli “inattivi scoraggiati” (i quali non cercano più lavoro anche se sarebbero disponibili a lavorare) la netta prevalenza delle donne si rafforza ulteriormente perché l’80% dell’incremento che si registra (2.123 su 2.686) è fatto di donne. Gli inattivi scoraggiati salgono così da 21.006 a 23.692.
L’impatto di Covid-19 è differenziato anche tra settori: l’occupazione in agricoltura è “esplosa” con quasi 8mila occupati in più rispetto allo stesso trimestre 2019 (+57,1%), ha tenuto bene l’occupazione nelle attività manifatturiere (+3,4%) e hanno limitato i danni le costruzioni (-1,6%); si registra invece un crollo nel terziario (-47.865 occupati pari a -11,5%), in particolare tra commercio alberghi e ristoranti (-36mila occupati: -23,3%).
E sono soprattutto gli occupati indipendenti a pagare il prezzo della crisi, con 20.653 occupati in meno, pari al 13 per cento. I lavoratori dipendenti diminuiscono invece di 13.887 unità, pari al 2,9 per cento.
Nei prossimi mesi, anche per effetto delle nuovi armi per combattere la pandemia sotto il profilo sanitario (i vaccini) ed economici (Recovery Fund) sostengono il Presidente di CNA Marche Gino Sabatini e il Segretario Otello Gregorini ci si può attendere che la ripresa economica coinvolga in primo luogo le attività di servizio della ristorazione e del turismo, per le quali non sarebbe da escludere una vero e proprio rimbalzo – I timori per un calo della domanda di prodotti manifatturieri a seguito della ripresa dei licenziamenti finora vietati, non sono infondati: ne conseguirebbe un brusco abbassamento della fiducia tra i consumatori, ma tali effetti dovrebbero venir limitati o addirittura ribaltati dall’impatto dell’azione europea, che ha avviato un’azione integrata di sostegno alla ripresa di tutti i Paesi più colpiti, tra cui in primo luogo l’Italia.
E si aggiungeranno gli effetti della decontribuzione per le nuove assunzioni a tempo indeterminato nel biennio 2021 – 2022 per i giovani alla prima occupazione stabile, prevista dal disegno di legge di Bilancio 2021 che rafforza anche l’incentivo strutturale per l’assunzione di giovani già previsto dalla legge di Bilancio 2018 raddoppiando la percentuale di esonero contributivo riconosciuto alle imprese ed elevando fino 36 anni il requisito di età anagrafica del lavoratore da assumere con rapporti di lavoro incentivati. La fiducia tra i consumatori e le imprese dovrebbe avvantaggiarsene decisamente, con effetti benefici e duraturi anche sull’occupazione.
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