Pescato senza tracciatura, Coldiretti: “Sanzioni a tutela dei consumatori”
Nella provincia di Ancona -7% di aziende della pesca rispetto a 10 anni fa
Conoscere la provenienza del cibo è un diritto dei consumatori per il quale ci siamo battuti e sul quale non si può tornare indietro. Ben vengano dunque i controlli di filiera e le sanzioni in caso di infrazioni.
È il commento di Coldiretti Ancona rispetto all’operazione della Guardia Costiera che ha sequestrato 4 quintali di pesce azzurro e lumachine di mare non tracciati al mercato ittico del porto Ancona. Avere un’etichetta chiara che stabilisca tipo di specie ittica, dove è stata allevata o dove è stata pescata ma anche se si tratta di un prodotto fresco o congelato è una questione di trasparenza irrinunciabile all’interno di quel patto che Coldiretti ha stipulato anni fa con il consumatore.
Una battaglia portata avanti nel tempo che ha portato ad avere oggi un’etichetta al bancone che prevede tutto questo. Al cospetto di un’etichetta che riporta l’area di pesca (Gsa) numero 17 sappiamo che si tratta di una specie pescata in Adriatico, da Trieste fino al Molise.
“La trasparenza della filiera, ittica e di terra, è il diritto primario che va riconosciuto a cittadini e produttori – commenta Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Ancona – Da sempre, Coldiretti si fa promotrice e portavoce di valori imprescindibili quali tracciabilità e sicurezza alimentare per garantire la conoscenza dell’origine e dei processi produttivi che generano l’identità del cibo.
In questo percorso di consapevolezza è sempre di supporto l’azione di difesa e di giustizia delle Forze dell’Ordine ed è per questo che riconosciamo l’importanza del lavoro svolto dalla Guardia Costiera. Più controlli e sanzioni per chi non rispetta le regole sono il primo passo per garantire la tutela dei consumatori e la crescita di pescatori e agricoltori capaci ed onesti”.
Una spesa consapevole ma anche un discorso che riguarda la sicurezza alimentare a contrasto di pratiche truffaldine, come pesce esotico spacciato per nostrano, o pericolose per la salute senza i giusti trattamenti di conservazione. Importante, infine, anche per quel che riguarda le aziende “sane” del settore.
La pesca ad Ancona conta, secondo dati Infocamere rielaborati da Coldiretti Ancona, 169 imprese attive al secondo trimestre 2018. In 10 anni il numero è calato di quasi il 7%: le cause sono da ricercare nella concorrenza estera, nell’impoverimento dei mari che la fallimentare politica del fermo biologico non ha saputo nemmeno frenare ma anche su slealtà commerciali che vanno perseguite e punite.
Da Coldiretti Ancona
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