Direttiva Bolkestein, entro luglio la sentenza sulla proroga al 2020
Ecco la proposta delle Marche che ha convinto anche le altre regioni. Chiesto un urgente tavolo interministeriale
Una doppia strada per i vecchi e nuovi concessionari sul demanio marittimo. E’ questa la proposta delle Marche, condivisa anche da gran parte delle altre Regioni, in merito alla direttiva europea Bolkestein sulle concessioni demaniali. Ma una proposta senza interlocutore ha poca forza, motivo per cui la richiesta mossa dalle Regioni nell’incontro di lunedì 27 giugno è quella di partecipare al tavolo interministeriale.
Ad annunciarlo è l’assessore regionale al turismo, Moreno Pieroni, che spiega: “La proposta è partita dalle Marche ed è stata subito condivisa dalle altre regioni. Vogliamo dare per le concessioni già in essere una deroga di venti anni mentre per i nuovi concessionari si seguiranno le regole della Bolkestein“.
E questo perché la direttiva europea tanto discussa permette anche ad operatori non del posto ma addirittuta da tutta Europa di mettere le mani sulle concessioni italiane e marchigiane partecipando ai bandi pubblici per l’assegnazione delle stesse.
Un’eventualità che, se da una parte permette una maggiore trasparenza delle procedure e una parità tra tutti gli aventi diritto a concorrere nel pieno spirito dell’Europa comune, dall’altra rischia di mettere in ginocchio gli operatori locali: stabilimenti balneari, ma anche ristoranti, bar, edicole, alberghi e negozi. Circa 2mila imprese e 15mila addetti nelle Marche, ma in crescita se si pensa anche all’indotto. Tutti finirebbero all’asta senza precise garanzie – sostengono i balneari di SIB Confcommercio e Oasi Confartigianato – in merito al riconoscimento della professionalità e del valore aggiunto come impresa locale, al valore commerciale della stessa azienda e al giusto periodo transitorio per non lasciare le famiglie senza lavoro.
Ma i tempi sono stretti. Entro luglio, come emerso al tavolo interregionale di lunedì 27 giugno, ci sarà la sentenza della Corte di giustizia europea sulla richiesta di proroga dell’Italia fino al 2020. Una proroga che potrebbe essere bocciata e che lascerebbe quindi a governo, regioni e associazioni degli operatori solo pochi mesi per escogitare un’altra strategia da utilizzare. Da qui la richiesta urgente di convocare un tavolo interministeriale a cui le regioni vorrebbero partecipare.
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