Marche, prime per start up e per tecnologie “green”
Sono 10.340, pari al 21,8 per cento delle imprese marchigiane
Le imprese che hanno investito in tecnologia “green” Sono 10.340, pari al 21,8 per cento delle imprese marchigiane con dipendenti. Ben l’80 per cento ha effettuato investimenti per ridurre i consumi di materie prime e di energia, il 19 per cento ha investito sulla sostenibilità del processo produttivo e il 12,3 per cento sul prodotto o servizio offerto.
Prime per start up. Le Marche guidano, insieme Trentino Alto Adige ed al Friuli Venezia Giulia, la classifica delle regioni con la maggior incidenza di giovani imprese innovative sul totale delle imprese attive. A ottobre del 2015 erano 2015 erano 210ed alla fine dell’anno erano già diventate 240. Una crescita continua rispetto alle 82 del 2013 ed alle 145 dell’anno scorso. Di queste imprese, 26 sono start up ad alto valore tecnologico in ambito energetico.
Molto più elevato il numero delle imprese che hanno investito in tecnologie “green”dal 2008 fino al 2014. Sono 10.340, pari al 21,8 per cento delle imprese marchigiane con dipendenti. Ben l’80 per cento ha effettuato investimenti per ridurre i consumi di materie prime e di energia, il 19 per cento ha investito sulla sostenibilità del processo produttivo e il 12,3 per cento sul prodotto o servizio offerto. Sono alcuni dei dati contenuti nell’indagine “Evoluzione delle prospettive di sviluppo delle start up innovative nelle Marche”, realizzata dall’Università Politecnica delle Marche in collaborazione con l’Unioncamere Marche.
“Sono numeri” ha dichiarato il presidente Unioncamere Marche Graziano Di Battista “che confermano la vivacità del contesto territoriale marchigiano nell’avvio di attività ad elevato contenuto di conoscenza. L’Unioncamere, attraverso la collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche e grazie all’attività delle Camere di commercio sul territorio regionale, si candida a indirizzare e promuovere i processi innovativi e di favorirne la diffusione tra le imprese. Ma il nostro impegno non basta. Servono forti sinergie anche con le istituzioni e con il sistema creditizio, per sostenere e favorire gli investimenti in ricerca e sviluppo, in innovazione e nelle energie sostenibili. Secondo i nostri dati sono almeno 500 i laureati in materie scientifiche e tecnologiche pronti a mettersi in proprio e ad avviare una start up innovativa”.
Secondo lo studio dell’Università Politecnica e di Unioncamere, le start up marchigiane sono imprese che hanno come oggetto sociale lo sviluppo e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico e sono altamente competitive anche verso i mercati esteri. L’analisi descrive un microcosmo giovane, dinamico, che rischia in proprio. Per continuare a stare sul mercato e svilupparsi sono consapevoli di non poter smettere di innovare: la maggioranza di loro ha già deciso di mettere in campo nuovi investimenti, essenzialmente per la realizzazione di nuovi prodotti o servizi a elevato contenuto tecnologico.
“Ma per portare a compimento questa intenzione” ha sostenuto il Pro Rettore dell’Universit6à Politecnica delle Marche Gianluca Gregori “ hanno bisogno di finanziamenti. E questo rappresenta senza dubbio uno scoglio per la gran parte di queste imprese, che già al loro avvio hanno segnalato, tra le principali difficoltà incontrate, proprio la mancanza di capitale necessario e la difficoltà di ottenere credito dalle banche, oltre a una eccessiva lentezza e complessità delle procedure amministrative”.
Le start up marchigiane si concentrano sopratutto nei servizi di informazione e comunicazione (62) e nella ricerca e sviluppo (36), meccanica (10) e servizi di supporto alle imprese (10).
Una start up, per essere considerata innovativa, deve avere meno di quattro anni di attività ed un fatturato annuo inferiore ai 5 milioni di euro. Inoltre almeno il 15 per cento delle spese debbono essere ascrivibili ad attività di ricerca e sviluppo. O, in alternativa, almeno un terzo della forza lavoro complessiva deve essere costituita da dottorandi, dottori di ricerca o ricercatori oppure almeno i due terzi devono avere una laurea .
Si può trovare la versione completa dell’indagine all’indirizzo www.unioncameremarche.it
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