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Interruzione volontaria di gravidanza, “inapplicata in alcune realtà delle Marche”

L'on. marchigiana Brignone presenta un'interrogazione al ministro Lorenzin dopo il servizio del New York Times

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Interruzione volontaria di gravidanza, aborto, legge 194

Ho deciso di presentare un’interrogazione urgente alla Ministra della salute Lorenzin dopo le cronache che hanno portato anche sulle colonne del New York Times il caso di Ascoli Piceno, dove la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza è totalmente inapplicata“.

Lo riferisce la deputata senigalliese di ‘Possibile’, Beatrice Brignone, la quale prende a riferimento anche la situazione di Jesi “dove gli obiettori di coscienza sono il 100 per cento del personale medico e paramedico“.

A quarant’anni dalla legge 194 – continua Brignone – dobbiamo prendere atto che in alcune realtà le direttive vengono ormai totalmente disattese. L’obiezione media in Italia raggiunge il 70%, con punte fino all’82% in Campania, del 90% in Basilicata e del 93,3% del Molise. Il 40% dei reparti di ginecologia e ostetricia italiani non eroga il servizio tout court (obiezione di struttura). Dati preoccupanti che stanno dando luogo a pratiche, come quella del ‘turismo abortivo’ o degli aborti clandestini, che credevamo ormai debellate“.

Beatrice BrignoneDi tutto questo dolore – afferma Brignone – non c’è traccia nella relazione della ministra Lorenzin sull’attuazione della legge 194, che omette metodicamente di riportare i dati assoluti sull’obiezione, e secondo la quale la copertura del servizio è assicurata. L’Europa ci ha già condannato (8 marzo 2014) “a causa dell’elevato numero degli obiettori di coscienza”, stabilendo che questo “viola i diritti delle donne che alle condizioni prescritte dalla 194 del 1978 intendono interrompere la gravidanza“.

E’ per questo – conclude – che chiederò alla Ministra di riferire in aula al più presto su questo intollerabile ritorno al ‘medioevo’ delle donne e quanto incida in termini di costi sulla collettività il trasferimento dei medici gettonisti in strutture ospedaliere che non praticano l’IVG“.

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