Una corsa contro il tempo per salvare la Nuova Banca Marche
Questo l'esito dell'incontro tra i capigruppo consiliari e le rappresentanze sindacali
Una corsa contro il tempo per tentare di salvare la nuova Banca Marche, anche attraverso un intervento su Ministero e Banca d’Italia.
Questa la sintesi dell’incontro tra Capigruppo consiliari, rappresentanze sindacali di settore (Fisac-Cgil, Firt – Cisl, Ulca – Uil e Fabi) e delle confederazioni generali, presente l’assessore Fabrizio Cesetti, nell’ambito del quale sono state ripercorse le tappe fondamentali dell’intera vicenda, oggi contenute nella corposa relazione della Commissione d’indagine.
Il Presidente del Consiglio, Antonio Mastrovincenzo, ha prospettato l’individuazione d’iniziative per dare concretezza, già dai prossimi giorni, a quanto emerso dal confronto. Ed in una successiva riunione sempre con i Capigruppi consiliari, il Presidente della Giunta, Luca Ceriscioli, al quale è stata illustrata la complessità della situazione, ha assunto l’impegno di chiedere un incontro con il Ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan.
Se da una parte, come evidenziato dalle organizzazioni sindacali, l’esigenza è quella di un piano industriale in stretto rapporto con il territorio, attraverso il quale vengano salvaguardati i livelli occupazionali (sono oltre 3.000 i dipendenti che rischiano il posto di lavoro) e tutelato il risparmio, su altro versante la criticità del momento impone scelte immediate. Il Presidente delle quattro “good bank” (Banca Marche, Popolare Etruria, Cariferrara e Carichieti) Roberto Nicastro, deve condurre in porto la vendita in tempi celeri, considerato che la scadenza definitiva è prevista per fine settembre.
In mancanza di soluzioni, è stato fatto presente, andrebbe ad attivarsi la procedura di risoluzione, con il conseguente smembramento dell’istituto di credito. “La gestione dell’intera vicenda – ha sottolineato Mirco Carloni che nei mesi scorsi ha presieduto la Commissione d’indagine – è molto discutibile. Al 20 luglio le uniche offerte pervenute risultano inadeguate rispetto al budget funzionale ed al progetto industriale di cui si ha bisogno. I tempi sono ormai molto ristretti e senza azioni determinate si rischia il peggio”.
In tal senso, Carloni ha anche ricordato la recente presa di posizione delle minoranze consiliari (Lega Nord, FI, FdI-An, Area Popolare, Gruppo Misto), che nel corso di una conferenza stampa hanno apertamente criticato l’operato di Nicastro, chiedendone le dimissioni.
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